“Già la pioggia è con noi” di Salvatore Quasimodo

“Già la pioggia è con noi” di Salvatore Quasimodo. Parafrasi ed analisi della poesia che ci regala lo sguardo del poeta sulla natura.
“Già la pioggia è con noi” di Salvatore Quasimodo
La lirica racconta l’arrivo della pioggia in un contesto campagnolo.
La pioggia inizia a cadere, percuotendo l’aria silenziosa. Sui laghetti lombardi le rondini volano basse, proprio come fanno i gabbiani quando cercano di prendere dei pesci piccoli. La pioggia sprigiona il profumo del fieno che è negli orti. Un altro giorno è passato. Il tempo scorre senza che si oda neanche un grido.
La poesia traccia un parallelismo fra l’effetto causato dalla pioggia nella natura e fra gli uomini. All’arrivo delle prime gocce, si scatena il profumo intenso del fieno e gli uccelli volano basso. Invece, gli uomini conducono un’esistenza di immobilità, dove i giorni scorrono tutti uguali. Le giornate si susseguono in maniera ripetitiva e molto diversa a quanto occorre nel mondo animale. Questa consapevolezza suscita un moto di rimpianto per il tempo sprecato.
Inoltre, si può intuire un senso di nostalgia che spinge lo scrittore a rievocare la sua terra natia, la Sicilia.
La poesia è in settenari, ottonari ed endecasillabi.
Salvatore Quasimodo, cenni di biografia
Salvatore Quasimodo nasce a Modica, in Sicilia, nel 1920; consegue il diploma da geometra ma è appassionato di letteratura.
Lo scrittore, in un primo tempo, fa parte della corrente dell’ermetismo. Il termine fa riferimento all’erudito del III secolo, Ermete Trismegisto. Gli scrittori ermetici scelgono un linguaggio simbolico, colto e di difficile interpretazione. Successivamente ed in particolare con lo scoppia della seconda guerra mondiale, lo scrittore si allontana dall’ermetismo per abbracciare tematiche relative alla condizione umana. Il cambiamento poetico riguarda anche il registro linguistico che diventa meno scarno e più semlice.
Fra le sue opere la raccolta “Dare e avere” del 1966, “Oboe sommerso”, la raccolta “Ed è subito sera”, “Il falso e vero verde” e “La vita non è un sogno”.
Vince il premio Nobel per la letteratura nel 1959.
Muore nel 1968 a Napoli.