Comunicati Stampa

“L’azione di Israele è andata oltre l’esercizio del diritto alla difesa, è stata una sequenza di crimini di guerra contro una popolazione che non ha modo di cercare e trovare un luogo sicuro per quanto, su ordine delle autorità israeliane, abbia evacuato metà della striscia di Gaza”.

Lo ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, durante un’intervista nella trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus.

“Le persone da Gaza hanno difficoltà nel raccontare la situazione – ha proseguito Noury – quello che sappiamo oggi è che c’è una parziale apertura in una fessura per far entrare aiuti umanitari dal valico di Rafah, l’unico aperto”.

A tal proposito, riferendosi al valico tra Egitto e striscia di Gaza, il portavoce di Amnesty International ha proseguito: “Se nella mente di qualcuno c’è l’idea che il passaggio sicuro fuori da Gaza diventi una immensa tendopoli in cui tenere 2milioni di persone, mi sembra evidente che non può essere considerata una soluzione rispettosa della dignità delle persone interessate”.

Sull’utilizzo del termine “crimine di guerra” in riferimento all’operato di Israele, Noury ha ribadito: “Se si ritorce contro l’uso del diritto internazionale è un problema di chi fa questa ritorsione. Questo non è il mio linguaggio. Non è il linguaggio di Amnesty International. È il linguaggio della quarta convenzione di Ginevra che descrive come crimini di guerra attacchi intenzionati indiscriminati contro la popolazione civile o obiettivi civili, ed è quello che ha fatto Hamas il 7, l’8 e nei giorni successivi, ed è quello che ha fatto Israele dall’altra parte. Quindi è il linguaggio più oggettivo possibile, quello che guarda alle azioni e non agli attori”.

“In queste situazioni di conflitto l’opinione pubblica, che è anche in parte guidata dall’informazione, tende a collocarsi su due curve”, ha sottolineato il portavoce di Amnesty.

 “Non è una partita di calcio questa. Ci sono da un lato e dall’altro milioni di persone. Questo schierarsi su una curva con le bandiere e su un’altra curva con altre bandiere polarizza molto. In questo spazio le organizzazioni per i diritti umani finiscono un po’ stritolate, perché ormai sta prevalendo questa narrazione bellicista e militarista che non lascia spazio a voci dissonanti come la nostra”.

E sulla situazione degli ospedali nella striscia di Gaza, Riccardo Noury ha dichiarato: “Alle spalle di questa settimana, ci sono sedici anni in cui Israele, secondo il diritto internazionale una potenza occupante di Gaza, nonostante si sia ritirato quasi vent’anni fa, ha impedito con questo blocco flussi adeguati di materiale fondamentale e, tra questi, anche il materiale sanitario. Ci sono ospedali che hanno dovuto trasportare i loro pazienti, bambini nelle incubatrici, malati terminali, persone con disabilità, anziani fuori da quella zona dichiarata da evacuare”.

“Quando ci sono più guerre insieme – ha continuato Noury – è chiaro che è una sconfitta per tutti. Per il sistema dei diritti umani, per l’opinione pubblica che ha paura, ma soprattutto, per le leadership politiche perché, se siamo arrivati a questo, ci sono delle responsabilità di governo globale della comunità internazionale che chiamano in causa le leadership più potenti che hanno responsabilità enormi”.

E nella parte finale dell’intervista, alla domanda se l’attuale governo incrementi o meno questo senso di paura nella popolazione,  Noury ha concluso dicendo: “È evidente che il governo debba prendere una posizione e l’ha presa chiara. Non direi che c’è una paura maggiore. La paura è iniziata nel febbraio del 2022 con l’aggressione contro l’Ucraina. Nel momento in cui il nostro governo legittimamente prende una posizione, e nel caso dell’Ucraina è anche parte attiva nel fornire armi, è evidente che questa idea di narrazione militarizzata c’è già, non è che sia aumentata in questo periodo”.

“L’azione di Israele è andata oltre l’esercizio del diritto alla difesa, è stata una sequenza di crimini di guerra contro una popolazione che non ha modo di cercare e trovare un luogo sicuro per quanto, su ordine delle autorità israeliane, abbia evacuato metà della striscia di Gaza”.

Lo ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, durante un’intervista nella trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus.

“Le persone da Gaza hanno difficoltà nel raccontare la situazione – ha proseguito Noury – quello che sappiamo oggi è che c’è una parziale apertura in una fessura per far entrare aiuti umanitari dal valico di Rafah, l’unico aperto”.

A tal proposito, riferendosi al valico tra Egitto e striscia di Gaza, il portavoce di Amnesty International ha proseguito: “Se nella mente di qualcuno c’è l’idea che il passaggio sicuro fuori da Gaza diventi una immensa tendopoli in cui tenere 2milioni di persone, mi sembra evidente che non può essere considerata una soluzione rispettosa della dignità delle persone interessate”.

Sull’utilizzo del termine “crimine di guerra” in riferimento all’operato di Israele, Noury ha ribadito: “Se si ritorce contro l’uso del diritto internazionale è un problema di chi fa questa ritorsione. Questo non è il mio linguaggio. Non è il linguaggio di Amnesty International. È il linguaggio della quarta convenzione di Ginevra che descrive come crimini di guerra attacchi intenzionati indiscriminati contro la popolazione civile o obiettivi civili, ed è quello che ha fatto Hamas il 7, l’8 e nei giorni successivi, ed è quello che ha fatto Israele dall’altra parte. Quindi è il linguaggio più oggettivo possibile, quello che guarda alle azioni e non agli attori”.

“In queste situazioni di conflitto l’opinione pubblica, che è anche in parte guidata dall’informazione, tende a collocarsi su due curve”, ha sottolineato il portavoce di Amnesty.

 “Non è una partita di calcio questa. Ci sono da un lato e dall’altro milioni di persone. Questo schierarsi su una curva con le bandiere e su un’altra curva con altre bandiere polarizza molto. In questo spazio le organizzazioni per i diritti umani finiscono un po’ stritolate, perché ormai sta prevalendo questa narrazione bellicista e militarista che non lascia spazio a voci dissonanti come la nostra”.

E sulla situazione degli ospedali nella striscia di Gaza, Riccardo Noury ha dichiarato: “Alle spalle di questa settimana, ci sono sedici anni in cui Israele, secondo il diritto internazionale una potenza occupante di Gaza, nonostante si sia ritirato quasi vent’anni fa, ha impedito con questo blocco flussi adeguati di materiale fondamentale e, tra questi, anche il materiale sanitario. Ci sono ospedali che hanno dovuto trasportare i loro pazienti, bambini nelle incubatrici, malati terminali, persone con disabilità, anziani fuori da quella zona dichiarata da evacuare”.

“Quando ci sono più guerre insieme – ha continuato Noury – è chiaro che è una sconfitta per tutti. Per il sistema dei diritti umani, per l’opinione pubblica che ha paura, ma soprattutto, per le leadership politiche perché, se siamo arrivati a questo, ci sono delle responsabilità di governo globale della comunità internazionale che chiamano in causa le leadership più potenti che hanno responsabilità enormi”.

E nella parte finale dell’intervista, alla domanda se l’attuale governo incrementi o meno questo senso di paura nella popolazione,  Noury ha concluso dicendo: “È evidente che il governo debba prendere una posizione e l’ha presa chiara. Non direi che c’è una paura maggiore. La paura è iniziata nel febbraio del 2022 con l’aggressione contro l’Ucraina. Nel momento in cui il nostro governo legittimamente prende una posizione, e nel caso dell’Ucraina è anche parte attiva nel fornire armi, è evidente che questa idea di narrazione militarizzata c’è già, non è che sia aumentata in questo periodo”.

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