Comunicati Stampa

Sudan, ad un anno dall’inizio del conflitto, livelli di fame di emergenza per 5milioni di persone  

 Oggi ricorre un anno dall’inizio del conflitto in Sudan. Quasi 18 milioni di persone, ovvero 1 sudanese su 3, si trovano ad affrontare alti livelli di insicurezza alimentare e 5 milioni sono alle prese con livelli di emergenza di fame. Il conflitto e la fame hanno causato 8,2 milioni di sfollati, creando una delle più grandi crisi umanitarie al mondo.

“Si tratta del peggior livello di fame mai registrato durante la stagione del raccolto, che termina a febbraio di ogni anno. Di solito, questo è un periodo in cui c’è più cibo disponibile. È un chiaro segno del crollo totale dei mezzi di sostentamento delle famiglie sudanesi e del rischio che la fame assuma dimensioni di massa”, dichiara Samy Guessabi, direttore nazionale di Azione contro la fame in Sudan.

A sopportare il peso maggiore del conflitto sono i più vulnerabili. Circa 2,9 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di questi, 700.000 bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione acuta grave, la forma più pericolosa e mortale. 200.000 bambini, donne incinte e neomamme potrebbero morire di fame nei prossimi mesi, a meno che non vengano forniti finanziamenti e assistenza salvavita urgente.

L’INTERVENTO DI AZIONE CONTRO LA FAME

Azione contro la Fame, presente in Sudan dal 2018, fornisce assistenza di emergenza sin dall’inizio del conflitto, scoppiato un anno fa. Operando nel Nilo Bianco, nel Nilo Blu, nel Kordofan Meridionale e nel Darfur Centrale, tutti paesi in cui si registrano alti livelli di insicurezza alimentare, Azione contro la Fame ha aiutato quasi 500.000 persone nel 2023, fornendo cibo, acqua, servizi igienico-sanitari e protezione, soprattutto a donne e bambine.

Il conflitto, infatti, ha importanti implicazioni di genere. Già prima dei combattimenti, a causa delle norme sociali, le donne disponevano di scarso controllo sulle risorse. Nelle loro famiglie, le donne e le bambine erano le ultime a mangiare e il 79% non riusciva a soddisfare il proprio fabbisogno alimentare minimo giornaliero. In aggiunta a questo, oggi, le donne e le ragazze adolescenti subiscono violenze sessuali o molestie quando cercano di accedere ai mercati, ai campi, alle opportunità di sostentamento o ai siti di distribuzione degli aiuti umanitari.

L’escalation delle ostilità ha causato ingenti danni e interruzioni alle infrastrutture e ai servizi essenziali, compresi quelli necessari per la produzione, la lavorazione e la distribuzione del cibo, l’acqua e le strutture sanitarie. In tutto il Paese, numerose fabbriche e mercati di produzione alimentare sono stati bruciati e distrutti e gli aiuti alimentari sono stati saccheggiati su vasta scala. Sebbene i mercati locali continuino a funzionare in molte aree del Paese, le famiglie hanno perso un notevole potere d’acquisto.

Le organizzazioni umanitarie fanno sempre più difficoltà a raggiungere le persone a causa della recrudescenza della violenza e delle interferenze delle parti in guerra, che impediscono l’accesso alla maggior parte delle località e la creazione di uno spazio umanitario sicuro in cui operare. Impedire la distribuzione degli aiuti è una violazione diretta della Risoluzione 2417 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che condanna l’uso della fame come arma di guerra.

“Il tempo a disposizione per evitare un rapido deterioramento della crisi di insicurezza alimentare indotta dal conflitto sta per scadere. La comunità internazionale e le parti in conflitto devono intervenire immediatamente per alleviare la fame e prevenire una catastrofica emergenza di malnutrizione”, ha dichiarato Samy Guessabi.

LA PIÙ GRANDE CRISI DI SFOLLATI AL MONDO

Dal 15 aprile 2023, 8,2 milioni di persone sono state sfollate a causa del conflitto: più di 6,5 milioni sono stati costretti a spostarsi all’interno del Sudan e circa 2 sono fuggiti nei Paesi vicini, in particolare in Ciad (36%) e in Sud Sudan (31%). Oggi, più di 25 milioni di persone in Sudan, Sud Sudan e Ciad sono intrappolate in una spirale di insicurezza alimentare e violenza.

  • Nel solo Sud Sudan, si stima che ogni giorno arrivino circa 2.100 persone dal Sudan. Più di 600.000 persone sono arrivate in Sud Sudan dallo scoppio delle ostilità.
  • In Ciad, quasi 600.000 persone hanno attraversato il confine dal Sudan in fuga dai combattimenti o dalla fame. L’88% dei rifugiati sudanesi nel Ciad orientale sono donne e bambini.

“Data la mancanza di mezzi di sussistenza, la distribuzione di aiuti rimane l’unica fonte di cibo per le popolazioni rifugiate. Tuttavia, abbiamo bisogno di maggiori finanziamenti per soddisfare il crescente bisogno. Solo nel primo trimestre del 2024, noi di Azione contro la fame abbiamo curato più di 800 bambini affetti da malnutrizione acuta grave ad Adre, al confine con il Sudan”, ha spiegato Henri-Noël Tatangang, direttore nazionale di Azione contro la fame in Ciad.

“La maggior parte delle persone in transito sono madri sole con bambini. Ogni giorno non sanno come procurarsi cibo, acqua e un riparo. Stiamo cercando di aiutare, ma mentre le persone continuano ad arrivare in Sud Sudan, i finanziamenti scarseggiano”, ha avvertito Sulaiman Ken Sesay, direttore nazionale di Azione contro la Fame in Sud Sudan.

UNA CRISI SOTTOFINANZIATA

Il Piano di risposta ai bisogni umanitari del Sudan per il 2024 prevede un finanziamento di 2,7 miliardi di dollari, ma solo il 5% è stato finanziato nei primi quattro mesi di quest’anno.

“L’anno scorso è stato soddisfatto solo il 50% delle esigenze di finanziamento. Nonostante ciò, la comunità umanitaria ha fatto del suo meglio per affrontare le priorità più urgenti, fornendo assistenza umanitaria a 7 milioni di persone nel 2023”, continua Samy Guessabi.

“Il sistema sanitario, già sovraccarico, sta cedendo”, aggiunge Sulaiman Ken Sesay “Nello Stato di Warrap, ad esempio, l’unico ospedale per una popolazione di circa 2,6 milioni di persone funziona a malapena, poiché la sua principale fonte di finanziamento ha terminato il suo programma di sostegno economico. Questa situazione ha limitato gravemente la capacità di fornire servizi sanitari, compresi medici e farmaci essenziali, a chi ne ha bisogno. Azione contro la Fame sta lavorando per colmare il divario, ma è incredibilmente difficile senza fondi sufficienti”.

Anche in Ciad la risposta umanitaria è sottofinanziata e non è in grado di soddisfare i bisogni essenziali della comunità dei rifugiati e delle popolazioni ospitanti. Nei prossimi mesi, la situazione umanitaria si deteriorerà ulteriormente con l’inizio della stagione delle piogge, la stagione di magra e la fine delle poche fonti di finanziamento rimaste.

“Azione contro la fame chiede la mobilitazione dei fondi necessari per gli aiuti umanitari nel Ciad orientale e anche in Sudan e Sud Sudan”, conclude Henri-Noël Tatangang.

Tag

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close
Privacy Policy Cookie Policy