Equo compenso, gli avvocati romani insorgono: l’ANAC mette in discussione la dignità della professione
Dura presa di posizione dell’Ordine degli Avvocati di Roma sull’Anac, che nei giorni scorsi è intervenuta con un invito a Cabina di Regia e ai Ministri dell’Economia e delle Infrastrutture sulla questione dell’Equo compenso. Secondo l’Autorità Anticorruzione sarebbe urgente un intervento interpretativo o normativo delle Istituzioni in materia di contratti pubblici e sulla legge n. 49/2023, appunto sull’equo compenso dei professionisti.
“Si tratta evidentemente di un intervento a favore dei c.d. committenti forti e contro la legge sull’equo compenso, che ha lo scopo di garantire ai professionisti un corrispettivo equo ed adeguato per la prestazione eseguita nell’ambito di rapporti in cui si trovino nella posizione di contraenti deboli – commenta il Presidente dell’Ordine forense di Roma, Paolo Nesta – Noi non possiamo che esprimere la più netta contrarietà ad ogni tentativo di vanificare lo spirito della legge e continueremo a difendere la dignità degli Avvocati in tutte le sedi”.
Nocciolo della questione è che il compenso deve essere proporzionato tanto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, quanto all’importanza dell’opera e al decoro della professione. Per questo – prosegue Nesta – i rilievi dell’Anac non sono fondati, poiché non sussiste alcuna antinomia tra la l. 49 e la disciplina dei contratti pubblici. Non lo dicono gli Avvocati, ma anche i giudici, da ultimo il TAR Veneto con una recentissima sentenza del 2024. Nè esiste alcuna violazione del principio di concorrenza o la violazione dell’art. 3 della Costituzione”.
Infatti, proprio come rilevato dalla sentenza del TAR Veneto, la componente del prezzo rappresentata dai “compensi” consente ai professionisti di ricevere un corrispettivo equo anche da un contraente forte come la Pubblica Amministrazione. Inoltre la legge non pregiudica in alcun modo l’accesso al mercato italiano da parte di professionisti di altri Stati dell’Unione Europea. Di qui la decisione del Consiglio di Roma di intervenire con una posizione forte, chiedendo di unirsi nella protesta a tutti i Consigli dell’Ordine d’Italia, al CNF e all’OCF.