Rapporto Onu, 733milioni di persone nel 2023 hanno sofferto la fame
Nel mondo, 1 persona ogni 11 soffre la fame. È quanto mostra il Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (SOFI), pubblicato oggi da quattro agenzie delle Nazioni Unite (ONU): l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Programma Alimentare Mondiale (PAM), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF).
La fame sta aumentando in modo allarmante in Africa, dove coinvolge 1 persona su 5 e la prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave nel continente è quasi doppia rispetto alla media globale. Le regioni caraibiche e dell’America Latina hanno registrato progressi, mentre in Asia la fame è rimasta relativamente invariata.
Globalmente, sono 733 milioni le persone che nel 2023 hanno sofferto la fame, una cifra che rappresenta la media tra i 713 e i 757 milioni di persone stimate dal SOFI. Da un lato, quindi, i dati relativamente stabili degli ultimi tre anni mostrano che si è esaurita la vertiginosa crescita dei numeri legata alla pandemia di COVID e all’inasprirsi dei conflitti e del cambiamento climatico; dall’altro rimane un numero inaccettabile che non ha ancora ripreso il trend decrescente vissuto tra il 1990 e il 2015 e che evidenzia il gravissimo ritardo della comunità internazionale rispetto all’obiettivo Fame Zero entro il 2030.
Il tema del rapporto SOFI di quest’anno, “Finanziamenti per porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme”, evidenzia la drammatica inadeguatezza dei finanziamenti forniti dalla comunità internazionale per l’assistenza alla fame. La sicurezza alimentare e la nutrizione rappresentano meno di un quarto dei finanziamenti totali per l’aiuto pubblico allo sviluppo; si stima in diversi trilioni di dollari il deficit finanziario rispetto ai finanziamenti necessari per compiere i progressi necessari a porre fine alla fame e alla malnutrizione. Le politiche necessarie per trasformare il sistema agroalimentare e affrontare le forze trainanti della fame sono state identificate, ma le grandi carenze di fondi ne impediscono l’attuazione su larga scala. E sono proprio i Paesi che sperimentano il più alto livello di insicurezza alimentare quelli che hanno il minor accesso ai finanziamenti.
“Conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze croniche sono i principali fattori alla base dell’insicurezza alimentare. La buona notizia è che la comunità internazionale ha gli strumenti e le conoscenze per prevenire la fame per tutti, per sempre. Tuttavia, se non colmiamo il crescente divario tra i bisogni delle comunità e i finanziamenti disponibili, questa crisi evitabile continuerà”, ha dichiarato Simone Garroni, direttore esecutivo di Azione contro la Fame.
Il tema del rapporto SOFI è in linea con le questioni affrontate nel rapporto “Hunger Funding Gap 2024” di Azione contro la Fame, che ha evidenziato come il gap nei finanziamenti per i Paesi con i bisogni più urgenti sia aumentato del 23% dal 2022 al 2023.
Nonostante il mondo produca cibo a sufficienza per tutti, ogni anno muoiono quasi 2,5 milioni di bambini malnutriti. Soddisfare le esigenze nutrizionali, soprattutto in giovane età, è fondamentale per lo sviluppo mentale e fisico. Una buona alimentazione è fondamentale anche per realizzare altre priorità globali, tra cui l’istruzione, la salute e la crescita economica.
“I finanziamenti per i programmi di assistenza alla fame non dovrebbero essere considerati un costo, ma un investimento per la sicurezza a lungo termine della nostra comunità globale”, ha affermato Simone Garroni. “Il rapporto SOFI chiarisce che il nostro attuale sistema alimentare è insostenibile. Abbiamo bisogno di un afflusso rapido e sostenuto di fondi per programmi multidimensionali che affrontino il nesso tra fame, clima, conflitti e genere. Le persone più vulnerabili contano su di noi”.
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