La sacralità dell’atto sessuale: il maithuna o meditazione tantrica
“…un uomo avvinto alla donna non è più cosciente nè della realtà esteriore, nè di quella interiore..in questa condizione ogni desiderio è soddisfatto” Brahadaranyaka-upanisad.
Già negli antichi testi Veda si paragonava lo stato di samadhi (stato elevato di coscienza) a quello che si raggiunge nell’ accoppiamento sessuale: segno distintivo della liberazione dai limiti e dai condizionamenti è sempre una sensazione di gioia e di sollievo.
Capiamo allora perchè la sensualità sia stata sempre usata per stimolare il processo meditativo o comunque per riferirsi, in maniera analogica, a ciò che è al di là della mente.
Non è solo il netto riconoscimento della sacralità dell’atto sessuale, cosa che avviene in tutte le religioni, ma si tratta di utilizzarla a scopi spirituali.
L’accoppiamento rituale è antico come il mondo stesso e, in alcune tradizioni
mistiche come il Tantrismo, è stato impiegato per trascendere la coscienza sensoriale. In effetti, lo scopo non è quello di provare piacere più o meno intenso, ma di impiegare il piacere per risvegliare l’energia psicofisica (Kundalini) e indirizzarla verso un livello superiore di coscienza.
Nella meditazione tradizionale la sensazione di piacere e benessere è recata dalla postura del loto, dalle tecniche di concentrazione sul respiro e dal susseguente stato di rilassamento fisico e mentale. Appare chiaro, comunque, che la concentrazione è sempre facilitata se esiste un interesse naturale che ci stimola. Se può talvolta risultare difficile concentrarsi su di un mantra o su un oggetto, ciò sarà molto più semplice nella sessualità: spontaneamente si giunge ad uno stato totale di assorbimento.
Lo stato meditativo è caratterizzato dalla temporanea sospensione della mente, dal superamento della dualità e da una sensazione di benessere apportata dal rilassamento. Alcune di queste sensazioni si realizzano anche nell’atto sessuale.
Se nella meditazione tradizionale è presente uno stato di acquietamento e distacco, nell’accoppiamento tantrico (maithuna) in un primo momento lo stato è l’esatto contrario. Tuttavia in quest’ultima l’agitazione ed il coinvolgimento sensuale sono una forma di sfruttamento della dialettica dei sentimenti.
Il Tantrismo afferma che il saggio si libera attraverso gli stessi atti che perdono l’uomo comune, come pure sappiamo che il modo migliore per eliminare il
desiderio, non è certo quello di reprimerlo. Colui che non ha desideri sessuali, non è per certo un illuminato, come non è dato che l’energia sessuale repressa venga sublimata, anzi può avere devianze assai perniciose.
Il desiderio è ambiguo, questo lo ammettiamo: da un lato ci tiene prigionieri e dall’altro è la forza più potente della natura, volontà cosmica di unione e di riproduzione. Tutti i tipi di meditazione tendono a risvegliare l’energia della vita e tutti i percorsi meditativi sono un raffinamento del piacere che a poco a poco si purifica, tutti : stimolano, sviluppano e utilizzano l’energia basilare dell’essere, che si manifesta in diversi modi. E’ necessario superare gli innumerevoli tabù legati al sesso. Certo l’atto fondamentale di riproduzione della vita deve portare con sè il godimento, il piacere.
Come nella meditazione il punto non è il nulla ma l’estinzione del condizionamento, così nel Tantrismo la differenza sta nell’utilizzo d’insieme: mentre l’uomo comune si fa imprigionare dalla sensualità, il tantrico la impiega come strumento per la liberazione.
In effetti nell’atto sessuale troviamo alcune condizioni che la meditazione cerca con altri mezzi: la focalizzazione, l’unificazione interiore, il superamento del dualismo, l’assorbimento totale. Nell’amplesso avremo una forma potenziale di meditazione elementare, ma la mente troppo spesso toglie purezza all’atto sessuale, talvolta in nome di una moralità malintesa. Niente invece è più morale del godimento. “Quando un uomo gode è Dio che gode”, si legge nel Kamasutra di Vatsyayana.
Non per questo il tantrismo è licenziosità, l’atteggiamento di fondo è del tutto impersonale: l’uomo e la donna che si accoppiano sono Shiva e Chakti, sono due polarità divise che ritrovano l’unione e perciò accedono a uno stadio di beatitudine, concentrandosi nella propria coscienza. All’uomo viene anche prescritto di immobilizzare il seme, arrestando nello stesso istante il pensiero ed il respiro. L’inibizione dell’eiaculazione ci assicura che non si tratta di un orgasmo comune, ma di un atto di coscienza. Siamo all’interno delle pratiche yogiche.
Nel rapporto abituale si cede semplicemente agli istinti e ai sentimenti, mentre nel maithuna tantrico si introduce un fattore di consapevolezza che cambia il senso dell’esperienza. Il desiderio viene utilizzato per produrre effetti spirituali.
Una variazione della Sadhana tantrica è quella in cui si dirige l’attenzione al regno degli istinti; questa consapevolezza permette di contemplare le varie fasi dell’amplesso: il desiderio, i preliminari, la crescita del piacere, le reazioni proprie e quelle del partner, l’ondata orgastica ed infine la quiete.
A prescindere dal Tantrismo quindi si può utilizzare la sessualità come strumento di approfondimento meditativo. In tal modo si sviluppa una sessualità più matura, meno legata all’urgenza del desiderio. Amore e consapevolezza trasformano l’energia corporea e mentale in energia spirituale. La dinamica del desiderio sessuale con il fiorire, crescere, esplodere; con la sua piccola morte e la sua rinascita è il processo stesso della vita; è naturale che essa costituisca un grande strumento di meditazione.