Ferdinandea: l’isola scomparsa
Nel 1831, nel mare a sud della Sicilia, si formò e poi scomparve in breve tempo un nuovo isolotto vulcanico: l’isola Ferdinandea.
Le isole siciliane sono quasi tutte di origine vulcanica (fanno eccezione le Egadi), e Ferdinandea non fa eccezione. Anzi, è forse la più caratteristica isola vulcanica che ci sia. Oggi relegata sotto la superficie del mare, tra il giugno 1831 e il gennaio 1832 emerse dal mare a metà strada tra Sciacca e Pantelleria, con un seguito di terremoti e di polemiche sulla sua attribuzione.
La storia di Ferdinandea, l’isola che non c’è più
A fine giugno 1831 una serie di terremoti creò terrore nella costa sud della Sicilia, raggiungendo anche Palermo. A questi, nel mare una quarantina di chilometri a sud-ovest di Sciacca, fece seguito l’inizio di un’attività eruttiva al di sopra del livello del mare, con l’espulsione di fumo, pietra pomice, lava e lapilli, nonché un seguito di pesci morti.
Ad agosto questa attività era riuscita a generare un isolotto vulcanico alto fino a 60 metri ed esteso per circa 4 chilometri quadrati. Nel momento di massima estensione Ferdinandea appariva come una muraglia di rocce friabili che circondava la bocca da cui erano eruttati i vari materiali che la formavano. Nel corso della sua breve vita si palesarono anche dei laghetti sulfurei.
La disputa di Ferdinandea
A inizio 1800 le dispute territoriali erano ancora all’ordine del giorno, e questo nuovo, instabile lembo di terra rappresentava un potenziale nuovo avamposto marino per tutte le potenze dell’epoca. La disputa di quest’isola si ebbe tra L’Inghilterra, la Francia e il Regno delle due Sicilie.
A vederci più lungo fu la Francia, che a fine settembre inviò una spedizione per prelevare campioni e analizzare la conformazione dell’isola, scoprendo che questa fosse già stata oggetto di frane che ne avevano diminuito l’estensione inizialmente stimata. Essi quindi previdero un facile ritorno sotto il livello del mare.
I francesi decisero di rinominare l’isola “Iulia”, data la sua nascita a luglio (Julliet in francese), mentre gli inglesi la ribattezzarono isola “Graham”, in onore di Sir James Graham. Il Regno delle due Sicilie, invece, la ribattezzarono Feridinandea, in onore del sovrano Ferdinando II. C’è da dire che l’isola sorgeva nel mare antistante la costa sud della Sicilia, in teoria parte del regno di Ferdinando, ma questo non fermò inglesi e francesi dal procedere con le proprie spedizioni.
Prima gli inglesi, poi i francesi e infine i borbonici piantarono la propria bandiera sull’isola, dando vita a una divertente contesa su una terra del tutto effimera. L’isola, infatti, sparì entro dicembre 1981, quando ormai le onde avevano compiuto il loro lavoro erosivo. Divenne pericolosa solo per la navigazione, dato che il suo cono rimase solo tre metri sotto la superficie.
Un’isola, tante isole, un Etna sommerso
L’origine di Ferdinandea non è casuale: non si tratta di un puntino in mezzo al mare, ma di uno di vari coni emersi dal fondale marino, o meglio da un edificio vulcanico sommerso che prende il nome di Empedocle. Questo edificio vulcanico ha una base che si estende di 30 x 25 chilometri, rendendolo equiparabile all’Etna.
Come si può notare, Empedocle ha chiaramente “creato” svariate Ferdinandee nell’area del cosiddetto “Campo Vulcanico Graham”: una decina negli ultimi 20.000 anni. Si può tranquillamente stimare che, come l’isola che non c’è più, abbiano anch’esse visto solo per breve tempo la luce del Sole, a causa della friabilità dei materiali di cui sarebbero state formate (facilmente erodibili dalle onde).