Porto Flavia: uno scalo a picco sul mare della Sardegna
Il Sulcis-Iglesiente ha una importante storia mineraria alle spalle, di cui uno dei lasciti più rilevanti è sicuramente Porto Flavia.
Quando si pensa al Sulcis-Iglesiente è naturale fare un collegamento con la sua tradizione mineraria: tante la cave, tanti i siti di estrazione del carbone. I resti di questa epoca, collocabile agli inizi del ‘900 (anche se nell’iglesiente l’attività mineraria è storica, tanto che i romani indicavano in questa zona la città di “Metalla”), prendono spesso la forma di ferite nel terreno e squarci nei ventri delle colline e delle montagne.
Tuttavia, Porto Flavia è una ingegnosa e unica eccezione, un’opera che oggi ha assunto un valore nuovo.
Come raggiungere Porto Flavia?
Porto Flavia si trova in linea d’aria a circa 11 chilometri di distanza da Iglesias, nel sud-ovest della Sardegna. La sua collocazione, a picco sul mare, lo pone di fronte al particolare scoglio di Pan di Zucchero (in sardo “Concali su Terraìnu”). Partendo da Iglesias, il sito è raggiungibile seguendo la SS126 fino alla svolta per Nebida/Buggerru, da cui inizia la SP83 che porterà, passata Nebida, alla miniera di Masua, cui Porto Flavia è collegato.
Il comune di Iglesias, tra il 18 giugno e il 18 settembre, offre anche un servizio di navetta dalla città a Porto Flavia (e ritorno), che parte dalla fermata ARTS di fronte alla stazione dei treni (costo biglietto 6 euro A/R, da acquistare insieme con il ticket per la visita al sito).
La storia di Porto Flavia
Porto Flavia nasce nel periodo del boom delle estrazioni minerarie che il Sulcis-Iglesiente ha vissuto agli inizi del 1900. È la risposta a una esigenza di maggiore velocità di carico e trasporto dei materiali estratti nella vicina cava di Masua.
Al tempo, infatti, l’unico porto industriale dell’area si trovava a Carloforte: le società minerarie utilizzavano le bilancelle (piccole barche in legno a vela latina), che ormeggiavano nelle varie spiagge per caricare i materiali estratti nella zona. Tuttavia, il carico era fatto a mano dai Galanzieri (marinai carlofortini), con estrema fatica, e risultava molto lento: ci volevano 7-8 giorni per tornare con il minerale a Carloforte.
Nel 1920 l’ingegnere Cesare Vercelli, assoldato dai nuovi proprietari della miniera di Masua (la società Wielle-Montagne), iniziò a progettare una soluzione avveniristica a questo problema. Tra il 1922 e il 1924, anno dell’inaugurazione, due anni di lavorio incessante e di detonazioni continue scavarono la roccia per ricavare le gallerie di Porto Flavia (dal nome della figlia di Vercelli).
Con la nascita di Porto Flavia, i tempi di collegamento con l’isola di San Pietro si ridussero a 1-2 giorni, evitando ai galanzieri quelle immani fatiche, che però rappresentavano anche la loro unica occupazione (che quindi persero). Il Porto, scavato di fronte a Pan di Zucchero, era inoltre protetto in qualsiasi condizione di mare e di meteo, permettendo in ogni caso le operazioni di carico sulle navi.
Il funzionamento del Porto
Porto Flavia è composto da due gallerie sovrapposte: una superiore per il carico del materiale estratto a Masua in una serie di nove grandi silos (alti 20 metri e larghi dai 4 agli 8 metri), e una inferiore che raccoglieva il materiale stivato nei silos per poi trasportarlo, tramite un braccio dotato di nastro trasportatore, sulle navi attraccate sotto il suo sbocco sul mare (sospeso a 16 metri di altezza).
Vercelli, tra il 1920 e il ’22, studiò proprio questa collocazione per via del riparo garantito da Pan di Zucchero e dalla costa, sottovento. Questo suggestivo scalo ha chiuso i battenti nel 1964, ormai obsoleto.