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L’ Italia si occupi della questione della Cabilia

La storia delle rivendicazioni autonomistiche della Cabilia, non solomanente un fatto culuturale e non si tratta, come accade in altre situazioni di uno pseduo conflitto. Si tratta della rivendicazione della propria eredità culturale. Un patrimonio linguistico, sociale ed etnico che i politici italiani hanno sempre ignorato.

Dall’indipendenza dell’Algeria nel 1962, l’arabo è succeduto al francese come lingua ufficiale. Nel dicembre 1979 , la decisione del governo di Algeri di rafforzare l’arabizzazione della scuola, a scapito delle lingue berbereo meglio Amazigh, alimentò ulteriormente le richieste e contribuì al loro intensificarsi fino allo scoppio della primavera berbera.

Il punto di partenza delle manifestazioni è la cancellazione, decisa dal wali di Tizi Ouzou , di una conferenza sull’antica poesia cabila che doveva essere tenuta nell’aprile 1980 da Mouloud Mammeri all’Università di Tizi Ouzou . Questa decisione delle autorità è ampiamente respinta dagli studenti e dalla popolazione Kabyle. Le manifestazioni sono poi scoppiate il 20 aprile ad Algeri e Cabilia.

Il movimento cuturale, fu pesantemente represso dalle autorità algerine, come dimostra il fatto che il 20 Aprile 1980  e solo il  coordinamento delle scuole superiori in Cabilia era l’unica struttura ancora attiva ed è anche grazie a questa struttura che i detenuti sono stati rilasciati ed è anche grazie a questa struttura che è stata istituita la seconda sessione del diploma di maturità.

Oggi la Cabilia, lotta per il proprio riconoscimento internazionale, lotta per la sua libertà, una indipendenza che le viene dalla sua storia, di terra autonoma, mai legata all’Algeria. La Cabilia fu l’ultimo territorio occupato dai colonizzatori e il centro della resistenza anti coloniale. Sarebbe opportuno che le municipalità italiane ospitassero, le autorità che rappresentano il popolo della cabilia , invece che perdersi in pseudo gemeleggi con altre istanze prive di ogni base storica.

Marco Baratto

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